LA VELOCE BY HAZARD MOTORCYCLES

“LA VELOCE” BY HAZARD MOTORCYCLES

La costruzione della Veloce ha impegnato la Hazard Motorcycles per 6 mesi, una dedica particolare Matteo la vuole fare a Randy Smith, ispiratore del progetto, Arlen Ness il suo grande mito e a Burt Munro che con la sua Indian diede vita ad una storia fantastica.

Relativamente giovane HAZARD MOTORCYCLES apre i battenti a fine 2016, il suo fondatore invece , MATTEO FUSTINONI, anche se lo vuol far credere non è un novizio di primo pelo, la sua militanza nel settore è lunga, fatta di anni di esperienza sul campo che lo ha portato a lavorare presso importanti officine passando anche per il reparto tecnico denominato “Nostalgia” della Numero Uno riservato a modelli H-D con motorizzazioni pre Evolution.
Da sempre profondo conoscitore ed esperto di motori H-D d’epoca, la sua gavetta parte nel lontano 1994 nel pieno del filone Harley-Davidson Italiano. Dopo varie parentesi e collaborazioni lavorative, tra cui ricordiamo quella con Donato Nicoletti con cui fondò OSM ( Old School Motorcycles), Matteo sente il bisogno di una creatura tutta sua in cui dare sfogo alla passione per i motori.
Oggi presentiamo il primo progetto importante di Hazard Motorcycles, La Veloce, la cui uscita in anteprima ufficiale al Motor Bike Expo di quest’anno ha raccolto un coro unanime di consensi aggiudicandosi la categoria Free Style nel LowRide Contest e mettendosi in evidenza anche negli altri bike show in scena a MBE.
Abbiamo incontrato Matteo nella sua officina e ci ha raccontato qualcosa su questa incredibile realizzazione. Il progetto nasce intorno ad un motore Magnum per opera di Randy Smith che negli anni 60 fuse un Flathead e un Ironhead per correre a Bonnevile, tale moto è tutt’oggi esposta all’Harley-Davidson Museum, “Mi sono innamorato di una fotografia che capeggiava sulla parete dell’officina in cui sono arrivato nel 94, un tipo con la barba – Randy Smith – aveva in braccio un motore che era una fusione tra un Flat e un’Iron. Dopo venticinque anni e grazie anche alla collaborazione con Alberto, il mio braccio destro in Hazard, sono riuscito a realizzare questo progetto, incastonando questo motore in un telaio e realizzarne una special”.

Il motore è stato rifatto completamente grazie anche alla collaborazione con Rat Bike Service, che ha rivisto albero motore e cammes. La trasmissione invece è qualcosa di esclusivo perché al posto della classica del Flathead a tre marce è stata utilizzata una commercializzata dalla W&W a quattro marce e grazie all’amico Samuel, che realizza pezzi per i WL, è riuscito a creare un pre selettore, che a differenza di quello del WL dove il selettore resta lì fermo, con questo sistema ritorna indietro comportandosi come un normale cambio moderno.
Grazie al supporto tecnico di un altro grande appassionato del genere Old Style, Graziano Cabona, che ha progettato e realizzato i castelletti dei bilanceri adattandoli al motore Ironhead e la cinematica dei movimenti delle valvole, realizzando anche la cover tra selettore del cambio e la primaria scoperta.
Carburatore S&S Super B, con un filtro aria home made che riprende quello dell’Indian nell’epico film “Indian la grande sfida”.
In sostanza la “Veloce” è al 90% tutta hand made, pochissime le parti acquistate. Partendo dal telaio rigido, il manubrio, i comandi, gli scarichi tutto è realizzato in casa.
La forcella anteriore è una replica di quella di una Moto Guzzi da gara degli anni 30 che è stata realizzata da un artigiano emiliano specializzato in Moto Guzzi da corsa degli anni 30/50. In particolare questo modello è un 4W che si differenzia dalle tradizionali perché ha tre molle anziché una sola e veniva utilizzate nelle gare.
La parte ciclistica vede una ruota da 23” su cerchio Bob Cycles Supply, per realizzare la gomma dice Matteo “abbiamo letteralmente rischiato la morte mettendo la ruota sul tornio in officina e raspando a mano la tassellatura prendendo spunto da quanto fece Burt Munro, l’eroe del film “Indian la grande sfida” interpretato da Antony Hopkins.

Per la ruota posteriore è stato utilizzato un normale cerchio da 18” H-D ma in futuro si prevede di montare una slick, l’intenzione di Matteo sarebbe quella di portarla a Bonneville nel 2020 quando verrà ultimato un altro importante progetto che bolle in pentola. Freno a disco sul posteriore e niente sulla ruota anteriore.
Scarichi come detto sono fatti a mano del tipo “drag pipe racing”, gli unici che si addicevano al modello di moto. La sella è una replica degli anni 20/30 che aveva la seduta in legno, una Mesinger Racer Seat della W&W.
Sulla carrozzeria possiamo dire che coda e puntale sono stati realizzati da Metal Bike su disegno di Hazard, la coda in particolare riprende quello della Smoothness del grande preparatore statunitense Arlen Ness, da poco scomparso che ha influenzato più mezzo secolo di storia della customizzazione. Il serbatoio di Custom Garage è stato modificato, sono due gusci separati dalla trave del telaio, nel destro troviamo il carburante mentre il sinistro funge da serbatoio dell’olio.
La verniciatura è molto particolare con una percentuale del 77% di acciaio inox ed è stata realizzata da Andrea Kimera. Tutte le viti a vista sono state coperte con dei proiettili della 45 Magnum, mentre le tubazioni in ottone sono state realizzate hand made da Matteo così come tutti i comandi a pedale realizzati sul tornio.
Il faro posteriore è di una Bugatti scovato nello swap meet di Manheimm, mentre quello anteriore è un faro Marshall, che tra l’altro è andato in frantumi cadendo alla viglia del Motor Bike Expo ed è stato miracolosamente rimpiazzato da un altro uguale trovato presso un rigattiere a Como. Altra chicca è il preziosissimo contagiri Jaeger reverso montato su una Jaguar che siamo riusciti a far funzionare con il magneto della moto.
La costruzione della Veloce ha impegnato la Hazard Motorcycles per 6 mesi, una dedica particolare Matteo la vuole fare a Randy Smith, ispiratore del progetto, Arlen Ness il suo grande mito e a Burt Munro che con la sua Indian diede vita ad una storia fantastica.
“Di questa esperienza” racconta Matteo “ non posso dimenticare i complimenti ricevuti in occasione del Motor Bike Expo da Shinya Kimura , fondatore di Zero Engineering, che ha voluto donarmi un premio speciale realizzato con le sue mani.
Hazard Motorcycles si trova a Grumello del Monte (BG) in via C. Colombo 38.


Testo e foto: Corrado RdT

GALLERY MOTORCYCLES – DEEVA

Gallery Motorcycles
DEEVA

L’accessoristica della “Deeva” è un concentrato di alta artigianalità con l’A maiuscola, nell’ordine: l’originale serbatoio dell’olio è realizzato da Rebuffini su precise specifiche di Gallery Motorcyles. Sempre Rebuffini si è occupato dei comandi a pedale e della pompa idraulica della frizione, mentre quelli a manubrio sono di Kustom Tech, serbatoio benzina hand made by Gallery così come la sella realizzata con pelle proveniente da un’auto storica e così pure il fender posteriore.

DEEVA by GALLERY MOTORCYCLES


Presentata al Motor Bike Expo ha riscosso un coro unanime di consensi, “Deeva”, è il nuovo progetto di Gallery Motorcycles realizzato per un suo storico cliente che è anche il front man del gruppo musicale da cui ne prende il nome Deeva appunto, tribute band dei Modà.
La moto prende spunto dalla “Legend” con cui l’officina bresciana si aggiudicò il Campionato Italiano Costruttori Custom Kick 2017 a Rombo di Tuono, ma differisce in maniera sostanziale, anche se il motore utilizzato è lo stesso. E’ appunto partendo dal motore che viene disegnata tutta l’architettura e l’accessoristica della moto, con soluzioni che in alcuni casi rasentano la perfezione tecnica. Si tratta di un motore Harley-Davidson dell’era arcaica che risale al 1920, modello HD JD da 1.000 c.c. scovato da un restauratore in Germania, in realtà in partenza i motori erano due e tramite un’attenta e meticolosa operazione di chirurgia meccanica alla fine ne resta uno solo, revisionato e perfettamente funzionante. Il collettore di aspirazione è doppio e sui carburatori H-D dell’epoca si è proceduto ad un’attenta opera di restauro e messa a punto. Anche il cambio necessità di un’attenta opera di ricerca, Gallery ne trova uno sempre H-D del 1926 a tre marce cui viene affiancata una primaria realizzata da Gallery e una trasmissione a catena.

Fatto 30 facciamo anche 31, come recita il detto popolare, si passa alla realizzazione del telaio hand made che viene tagliato al laser, un discorso particolare merita la forcella anteriore che differisce in maniera sostanziale da quella della “Legend” che aveva l’ammortizzatore all’interno della girder, su “Deeva” è centrale avanzando il canotto di sterzo per creare una soluzione diversa.
La parte ciclista è composta da ruote da 18” mentre i cerchi molto particolari sono realizzati da Jonich che si è occupato anche del sistema frenante a tamburo. Per le coperture con disegno dell’epoca ci si affidati a quelle della Firestone che si sposano perfettamente con il progetto.

L’accessoristica della “Deeva” è un concentrato di alta artigianalità con l’A maiuscola, nell’ordine: l’originale serbatoio dell’olio è realizzato da Rebuffini su precise specifiche di Gallery Motorcyles. Sempre Rebuffini si è occupato dei comandi a pedale e della pompa idraulica della frizione, mentre quelli a manubrio sono di Kustom Tech, serbatoio benzina hand made by Gallery così come la sella realizzata con pelle proveniente da un’auto storica e così pure il fender posteriore.
Per la verniciatura si è optato per un profondo Ottanio affidandosi alle mani esperte di Spray Art Design, che l’ha impreziosito con dei contorni dorati evidenziando le saldature dove le tubazioni del telaio si raccordano.
Lo skull alato è stato realizzato in ottone da un artigiano in Indonesia, dove Mirko Perugini boss di Gallery Motorcycles ha partecipato in veste di giudice per il Suryanation MotorLand.
Gallery Motorcycles ancora una volta dimostra una duttilità e tecnica sopraffina passando con disinvoltura da un progetto high tech a realizzazioni free style più radicali ed estreme, la perfezione dei dettagli e la cura dei particolari collocano l’officina bresciana sicuramente nella top ten delle officine Italiane specializzate del settore. I risultati dei contest dove “Deeva” ha partecipato sono stati ottimi, grande l’ammirazione sia tra gli adetti ai lavori, sia tra gli appassionati della customizzazione per quella che può essere tranquillamente equiparata a una scultura moderna su due ruote.


Foto e testo. Corrado RdT

Bertolini Motorcycles – MISS PIGGY

Bertolini Motorcycles
MISS PIGGY

Molto gradevole, dalla linea snella e pulita, Miss Piggy è la dimostrazione che per fare una bella “special” non serve ricorrere a effetti speciali e budget stellari, in particolar modo se la moto si vuole utilizzare su strada in tutte le situazioni, cosa che avviene regolarmente per tutti i clienti che apprezzano e fanno di Bertolini Motorcycles un valido punto di riferimento per l’assistenza e la customizzazioni dei loro mezzi a due ruote.

BERTOLINI MOTORCYCLES (MISS PIGGY)

A detta di molti una delle “special” che ha suscitato un notevole interesse e ammirazione nel Campionato Italiano Costruttori Custom KICK a ROMBO DI TUONO della passata edizione, sia da parte della critica, sia dal pubblico che dagli addetti ai lavori, è stata senza dubbio quella dell’officina Bresciana BERTOLINI MOTORCYCLES – Miss PIGGY- il Night Train del ‘99 che nella categoria H-D Modified ha conquistato la piazza d’onore sul podio.

La realizzazione di questa “special” ha impegnato l’officina per due mesi. Gli interventi sul motore riguardano l’adozione di pistoni Wiseco ad alta compressione, cammes Andrews, la sete del Big Twin 88B è stata placata da un bel Mikuni e l’aspirazione affidata al classico filtro Kuryakin.
Sulla trasmissione cambio e frizione sono rimasti stock, mentre si è adottata una primaria scoperta della BDL da cinque pollici con finale a cinghia.
Sul forcellone posteriore, modificato, è stato montato un kit di abbassamento realizzato da Bertolini, il telaio non ha subito grosse modifiche, questo per salvaguardarne la fruibilità nell’utilizzo quotidiano, infatti, una delle prerogative principali del boss di Bertolini Motorcycles ,Giampierto , è che la moto una volta scesa dalla pedana dei bike show, resti un mezzo affidabile con cui fare molta strada.

Sulla parte anteriore è stato fatto un grande lavoro che ha interessato gli steli e le piastre, oltre che un nuovo gruppo ottico , da cui deriva il nome della moto – Miss Piggy – tutta farina del sacco di Bertolini, così come il bel cerchio da 21” dai raggi fat che si affida a dischi RSD e pinze PM.
Il manubrio, home made anch’esso, è impreziosito da comandi e relative pompe idrauliche by Rebuffini Cycles, presenti anche su quelli a pedale, in particolare sorprende la pulizia dello stesso, sia per quanto riguarda il cablaggio dell’impianto elettrico, sia per la parte idraulica del comando freno e frizione, completamente invisibili.
Il cerchio posteriore è da 16 pollici anch’esso equipaggiato con disco RSD e pinza PM.

Tutta la carrozzeria ad eccezione del serbatoio dell’olio rimasto stock è a firma Bertolini Motorcycles, dal puntale al bellissimo serbatoio benzina che sfiora le teste dei cilindri nella parte superiore, al parafango posteriore che al momento manca ancora di fanale e, come già detto, il faro anteriore dalla forma alquanto bizzarra e originale. Anche la sella è opera dell’officina di Quinzano d’Oglio, così come lo sono gli scarichi interamente home made.

Per la verniciatura ci si è affidati al grande maestro G.Franco Filippini di Kustom Drink Paint che ha impreziosito questa “special” con un Purple Candy molto riuscito e di sicuro effetto.

Molto gradevole, dalla linea snella e pulita, Miss Piggy è la dimostrazione che per fare una bella “special” non serve ricorrere a effetti speciali e budget stellari, in particolar modo se la moto si vuole utilizzare su strada in tutte le situazioni, cosa che avviene regolarmente per tutti i clienti che apprezzano e fanno di Bertolini Motorcycles un valido punto di riferimento per l’assistenza e la customizzazioni dei loro mezzi a due ruote.

Anche Bertolini Motorcycles sarà uno dei grandi protagonisti del prossimo Rombo di Tuono 2019 e lo potete trovare a Quinzano d’Oglio ( BS) in via Mazzini n° 24 .

Testo e foto: Corrado RdT.

ABNORMAL CYCLES – OCEAN BLU

ABNORMAL CYCLES
OCEAN BLU

Presentata a Verona al MBE la moto ha riscosso molto successo ed è reduce in questo periodo dalla trasferta a Sturgis , richiesta dal famoso fotografo Michael Lichter per la sua annuale mostra delle più interessanti realizzazioni che si solge in occasione del mitico raduno Americano.

“OCEAN BLUE” by ABNORMAL CYCLES
Varcare la soglia dell’officina “Abnormal Cycles” equivale come per un bambino di sette anni quello di trovarsi catapultato nel magico mondo del “Signore degli Anelli” in compagnia degli Hobbit nel regno di Gondor.
Conosco Samuele Reali da una quindicina di anni, la sua storia professionale è appassionante e ha dell’incredibile, non è stata sempre rose e fiori, specie i primi anni di attività sono stati molto duri e ci è voluta molta determinazione e coraggio per non mollare.
La storia di questa moto parte da una gita a Mannehim in occasione del “Veterama”, uno tra i più importanti mercatini di pezzi usati, dove Samu s’imbatte nel motore NSU, restando affascinato dall’albero a camme in testa – particolarità per le moto da corsa degli anni trenta – e per la coppia conica a vista. Meccanica difficile, sconosciuta al preparatore di Bernareggio, il monoblocco resta in un angolo dell’officina per diversi anni, finché un giorno decide che è arrivato il momento di dargli nuova vita.
In un primo momento si pensa di realizzare una special da corsa con carenatura, ma chi conosce Abnormal Cycles sa tutto lo studio che ruota attorno a un nuovo progetto per non cadere nella banalità, a maggior ragione questo, che utilizza un motore inedito, acqua fresca per Samuele e come tale ci si butta anima e corpo in una ricerca studiando in rete e negli archivi a disposizione.
Nel 1930 in America il filone board tracking stava esaurendosi a seguito della grande depressione, moto di concezione estremamente spartane: un motore bicilindrico da 1000 cc , freni inesistenti, ruote strette e telaio minimale con una seduta da bici. Il resto era affidato al coraggio dei piloti che rendevano spettacolari queste competizioni.

Al contrario in quegli anni in Inghilterra nasce il Grass Track, gare su circuiti ovali in erba con moto molto simili, questa filosofia presto approda anche in America dove il Board Track è in declino e dando vita al Dirt Track, meglio noto da noi come Speedway. Le prime moto a gareggiarvi furono la Crocker e le Harley-Davidson C.A.C.
Dopo una full immersion nei trattati dell’epoca il nostro Samu ormai c’è dentro con tutte le scarpe come si suol dire, la scintilla è scattata il nuovo progetto sarà una moto da Speedway attorno al grosso monocilindrico acquistato a Mannehim. Si parte realizzando la dima per costruire il telaio, completamente in acciaio molibdeno che a parità di diametro rispetto a uno convenzionale, può utilizzare uno spessore dei tubi inferiore abbattendone drasticamente il suo peso. Il telaio in questo modo peserà solo otto chilogrammi mentre tutta la moto arriva a stento ai novantasei.
Lo stesso materiale è utilizzato anche per la particolare forcella che prende spunto dalle Crocker dell’epoca, si tratta di una forcella semi ammortizzata che ha un’escursione di 3 cm. assolvendo in maniera egregia alla sua funzione. Sulla ciclistica troviamo dei cerchi Jonich con delle gomme tassellate da 23 e 19”.

Abnormal realizza in casa tutto, dal parafango posteriore, al serbatoio della benzina al contenitore in metallo del filtro aria che da respiro a un carburatore Amal dell’epoca, la cui particolarità o croce è che deve essere regolato alla perfezione se si vuol accendere il motore. Sempre hand made la realizzazione dei supporti in alluminio del cambio. Tutta l’accessoristica è scovata nei vari mercatini di pezzi usati, mentre il manubrio a balestra è un marchio di fabbrica di Abnormal Cycles.
Le sorprese non finiscono, il motore, venduto per perfetto, tanto perfetto non era, una volta aperto si costata che bisogna metterci mano in maniera decisa e ci si affida a Simone di Rat Bike, uno tra i migliori specialisti del genere, che prende sotto la sua ala protettrice Samuele e lo guida nel restauro e messa a nuovo del grosso monocilindrico, che viene messo a punto su un banco prova “fatto in casa” che permette un collaudo alla perfezione prime di essere montato sul telaio.
Sella realizzata da Wild Hog su disegno di Abnormal mentre per la verniciatura e la filettura a mano libera se n’è occupata Arianna Crippa di Lake Design, un Blue Oceano pastello da cui prende il nome la moto.
Presentata a Verona al MBE la moto ha riscosso molto successo ed è reduce in questo periodo dalla trasferta a Sturgis , richiesta dal famoso fotografo Michael Lichter per la sua annuale mostra delle più interessanti realizzazioni che si solge in occasione del mitico raduno Americano.


Testo e foto: Corrado RdT

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